Sicurezza sul lavoro, foto generata con Ai

Prevenzione e sicurezza: come affrontare le emergenze nei luoghi di lavoro

In un contesto produttivo in cui velocità, continuità operativa e tutela delle persone incidono direttamente sui risultati economici, la sicurezza aziendale non può più essere trattata come un capitolo accessorio o, peggio, un costo da comprimere. Una gestione matura del rischio – che includa incendio, eventi naturali, guasti tecnologici e interruzioni di servizio – diventa invece un elemento cardine della solidità organizzativa.

Dalla conformità alla strategia: perché la prevenzione conta davvero

Molte aziende affrontano il tema sicurezza solamente per essere considerate a norma. Tuttavia, gli eventi degli ultimi anni – dagli incendi devastanti in magazzini logistici ai blackout che hanno paralizzato intere linee di produzione, passando per i danni indiretti provocati da alluvioni e terremoti – dimostrano che la differenza tra un fermo prolungato e una rapida ripartenza nasce da come la prevenzione sia stata progettata a monte. Integrare sistemi di rilevazione precoce, procedure chiare, infrastrutture ridondanti e piani di emergenza strutturati significa ridurre non solo il rischio per le persone, ma anche il rischio finanziario e reputazionale che un incidente può comportare.

La prevenzione va quindi vista non come un mero adempimento normativo, ma come una vera e propria strategia di risk management che protegge l’azienda in ogni suo aspetto.

Sicurezza e progettazione: l’impianto antincendio come architettura di sistema

La prevenzione efficace inizia sul tavolo dei progettisti. Prima ancora di posare un cavo o installare un estintore, è fondamentale analizzare il carico d’incendio (ovvero la quantità di materiali combustibili presenti), la destinazione d’uso degli ambienti, i flussi di persone e materiali, le interferenze tra reparti e i tempi di intervento dei soccorsi.

Su queste basi si dimensiona un vero impianto di sicurezza, che comprende molteplici dispositivi. Questi includono la rilevazione automatica di fumi e calore, sistemi di allarme sonoro e visivo, impianti di spegnimento automatico come sprinkler a pioggia, gas inerti o schiume speciali, una rete di idranti interna, compartimentazioni con porte tagliafuoco per limitare la propagazione delle fiamme, sistemi di ventilazione per lo smaltimento dei fumi, segnaletica fotoluminescente e sistemi antipanico installati lungo le vie d’esodo.

Negli impianti moderni, questi sistemi non sono più isolati: dialogano con il Building Management System (BMS) e con i supervisori industriali. Ad esempio, un allarme incendio può attivare la chiusura automatica delle serrande tagliafuoco, disalimentare le linee elettriche non essenziali, bloccare processi produttivi a rischio e inviare notifiche immediate ai responsabili della sicurezza. Questo livello di integrazione riduce drasticamente il tempo tra la rilevazione di un evento pericoloso e la sua gestione correttiva.

Quadro normativo essenziale: obblighi, regole tecniche e standard

Il quadro normativo italiano è articolato e in continua evoluzione. Il riferimento fondamentale è il D.Lgs. 81/2008 (Testo Unico per la salute e sicurezza sul lavoro), che impone al datore di lavoro l’obbligo di valutare tutti i rischi presenti in azienda, incluso quello d’incendio, e di adottare misure di prevenzione e protezione adeguate.

Per quanto riguarda specificamente la prevenzione incendi, il Codice di Prevenzione Incendi (DM 03/08/2015 e successivi aggiornamenti) adotta un approccio prestazionale: non più semplici prescrizioni rigide, ma soluzioni progettuali calibrate sul livello di rischio accettabile per ogni realtà produttiva.

Oltre al Codice, esistono ulteriori normative e standard tecnici fondamentali, come il DM 1/9/2021 che aggiorna le regole su formazione, controlli e gestione emergenze. Norme come la UNI 9994-1 stabiliscono i criteri per la manutenzione e la revisione degli estintori, mentre la UNI EN 12845 regola la progettazione e la manutenzione degli impianti sprinkler automatici.

I dispositivi di sicurezza per le uscite di emergenza sono normati dalle UNI EN 1125 e UNI EN 179, che definiscono rispettivamente i requisiti per le barre antipanico e per le maniglie di emergenza, assicurando un rapido e sicuro esodo in caso di emergenza. Le porte tagliafuoco devono rispettare standard come l’EN 1634, che ne certifica la resistenza al fuoco secondo test rigorosi.

Il rispetto di queste normative non è solo un obbligo legale, ma rappresenta anche una tutela fondamentale per l’azienda in sede assicurativa e giudiziaria.

Manutenzione periodica: quando la sicurezza fallisce per trascuratezza

Anche l’impianto più all’avanguardia, se trascurato, può diventare inefficace. Per questo motivo, una corretta manutenzione è indispensabile per garantire che ogni componente funzioni nel tempo.

Le aziende più mature istituiscono un registro delle verifiche, in cui annotano controlli programmati e interventi eseguiti. Questi riguardano la revisione estintori, la funzionalità dei rilevatori di fumo, l’integrità delle tubazioni degli sprinkler, i cicli di prova delle pompe antincendio, la chiusura automatica delle porte tagliafuoco e il funzionamento dei dispositivi antipanico.

La frequenza di queste attività è stabilita da normative come la UNI 9994-1 e dai manuali dei costruttori. La manutenzione consente anche di adeguare l’impianto alle modifiche aziendali, come l’introduzione di nuovi materiali infiammabili o tecnologie di produzione innovative, che possono modificare significativamente il rischio incendio.

Emergenze oltre il fuoco: sismico, alluvionale, blackout, guasti impiantistici

È un errore considerare l’antincendio come l’unica emergenza rilevante in azienda. Un sistema di sicurezza ben progettato può supportare anche la gestione di altri scenari critici.

In caso di terremoto, la compartimentazione degli spazi contribuisce a limitare crolli progressivi, mentre l’illuminazione d’emergenza garantisce un’esodo sicuro anche in presenza di fumo o polveri sottili. Per le alluvioni, è fondamentale prevedere la messa in quota dei quadri elettrici e dei sistemi di pompaggio antincendio, per evitare guasti causati dall’acqua.

Durante un blackout prolungato, i gruppi di continuità assicurano l’alimentazione ai sistemi di allarme, alle luci di emergenza e ai centri dati critici. Inoltre, logiche di spegnimento controllato aiutano a prevenire incendi da surriscaldamento.

Guasti impiantistici come cortocircuiti o perdite di gas refrigerante possono provocare incendi secondari; per questo è importante integrare i sistemi di monitoraggio e allarme in una catena continua di sicurezza.

Persone, procedure, prove: la formazione che fa la differenza

Uno dei fattori più critici nella gestione delle emergenze è il comportamento umano. Sotto stress, anche un piccolo errore può avere conseguenze gravi. Per questo motivo, la normativa italiana richiede la formazione di addetti specifici per la gestione dell’emergenza, ma le aziende più avanzate estendono questa formazione a tutto il personale.

Le attività formative sono strutturate in sessioni teoriche, che spiegano come riconoscere i segnali di allarme, comprendere le classi di fuoco e utilizzare correttamente gli estintori a polvere, CO₂ o schiuma, e in prove pratiche di evacuazione. Queste prove sono cronometrate e prevedono scenari variabili, come uscite bloccate o presenza di fumo simulato, e coinvolgono turni notturni con personale ridotto per testare la reale efficacia dei piani di emergenza.

Lombardia: dati, cultura tecnica e concentrazione industriale

La Lombardia rappresenta la regione industriale più rilevante d’Italia, caratterizzata da un tessuto produttivo molto variegato e tecnologicamente avanzato. I dati INAIL evidenziano come i tassi di infortunio standardizzati in Lombardia siano generalmente inferiori rispetto ad altre zone del Paese, a testimonianza degli importanti investimenti fatti in prevenzione e sicurezza.

Questa performance positiva deriva da una combinazione di diversi fattori. Vi è una presenza diffusa di figure professionali qualificate come i Responsabili del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), una forte cultura tecnica consolidata nei settori metallurgico, chimico, logistico e meccanico, e infine efficaci reti territoriali di prevenzione che favoriscono la collaborazione tra aziende, istituzioni e enti di controllo. Province manifatturiere come Brescia, Bergamo e Milano hanno sviluppato una sensibilità elevata verso la sicurezza antincendio, accompagnata da investimenti strutturali, formazione continua e applicazione rigorosa degli standard tecnici. In questo contesto, affidarsi a realtà qualificate per progettare, installare e manutenere impianti antincendio a Brescia significa non solo allinearsi a livelli tecnici elevati ma anche valorizzare al massimo la compliance normativa e gestionale.

La gestione delle emergenze in azienda va considerata come un percorso circolare e continuo. Prima si parte con la valutazione dei rischi e delle vulnerabilità specifiche, poi si passa alla progettazione di soluzioni tecniche e procedurali integrate. Segue l’implementazione vera e propria degli impianti e delle misure di sicurezza, accompagnata da una formazione adeguata del personale per garantire che tutti siano preparati a conoscere e gestire l’emergenza. La manutenzione regolare è fondamentale per assicurare che gli impianti siano sempre funzionanti, mentre la misurazione con indicatori e audit permette di verificare l’efficacia del sistema. Infine, basandosi sui dati raccolti e sulle esperienze maturate, si può procedere al miglioramento continuo dell’intero sistema.

Le aziende che adottano questo approccio virtuoso riescono a ridurre sia gli incidenti sia i tempi di fermo produttivo, migliorando l’affidabilità e mostrando ai clienti e agli assicuratori un livello superiore di solidità e responsabilità.

 

Rovato.it

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