Tiziano Belotti

Condanna per discriminazione, la posizione del Comune

Con un testo rilanciato su tutti i canali Facebook dal segretario leghista Stefano Venturi, l’amministrazione comunale ha commentato ufficialmente la sentenza di condanna subita per l’aumento discriminatorio del certificato di idoneità alloggiativa, rispondendo anche alle critiche ricevute per questo da più fronti.
ECCO IL TESTO INTEGRALE

ROVATO: “LA DISCRIMINAZIONE CHE HA PERSO LA STRADA”

Vi riassumiamo gli antefatti nella maniera più oggettiva possibile. In ogni caso l’Ordinanza integrale del Giudice del Tribunale di Brescia (C.C. n° 17837/2015 R.G.) la trovate su tutti i siti istituzionali, e vi invitiamo a darne pure una bella lettura.
L’oggetto del contendere è il costo della pratica per il rilascio della certificazione di idoneità alloggiativa. Non è un documento che il Comune è tenuto a rilasciare gratuitamente, come per esempio succede per i certificati di stato civile (nascita, matrimonio, morte, che sono gratuiti per tutti), ma è, come tante altre, una documentazione a pagamento, atta a certificare (quindi a rendere certo) che l’alloggio occupato ha i requisiti di legge ed è idoneo ad accogliere un certo numero di componenti del nucleo famigliare. Ovvero che l’alloggio abbia una certa dimensione minima, che sia dotato dei necessari requisiti igienico-sanitari, e che gli impianti tecnici siano a norma di legge.

Va perciò allegata alla domanda tutta la documentazione che attesti quanto sopra (planimetria catastale con le superfici dei vani, contratto d’affitto o atto di proprietà, certificazione impianti) e la documentazione anagrafica del richiedente, compreso l’eventuale Permesso di soggiorno. Gli uffici, dopo l’analisi della documentazione presentata e attraverso gli eventuali sopralluoghi in sito, anche col supporto di tecnici ed esperti di fiducia, verificato che nulla osta, provvedono al rilascio della certificazione di idoneità alloggiativa. Il costo della pratica, stabilito di concerto con gli uffici comunali in funzione dell’impegno e del tempo necessario per l’istruttoria, è stato fissato da questa amministrazione in data 30 Luglio 2015 in € 312,00, a fronte dei soli € 50,00 previsti in precedenza, ma all’evidenza del tutto insufficienti a coprire i costi degli uffici comunali.

Apriti cielo. Si è scatenato il mondo della politica di sinistra e largobuonista, che, partendo dall’assunto che il Certificato di Idoneità Alloggiativa è richiesto in larga parte da cittadini stranieri, l’innalzamento dei diritti di segreteria a 312,00 €uro sarebbe a tutti gli effetti un grave atto discriminatorio. Quindi il PD locale, appoggiato dal PD Provinciale, appoggiato dalla Camera del Lavoro CGIL, appoggiato dall’ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) e appoggiato dalla Fondazione Guido Piccini per i diritti dell’Uomo, hanno immediatamente presentato ricorso contro il gravissimo atto discriminatorio del Comune di Rovato.

Naturalmente il senso della nostra operazione era quello di stabilire il “giusto prezzo” della certificazione. Così come nel frattempo abbiamo, per esempio, adeguato i prezzi per l’utilizzo della sala matrimoni ed i prezzi di alcuni servizi cimiteriali. Si tenga conto che i diritti di segreteria per una pratichina di ristrutturazione edilizia a Rovato (magari solo per spostare una finestra di qualche centimetro) sono pari a 400 €uro, e nessuno ha mai gridato allo scandalo, nessuno si è mai rivolto ai Tribunali e anzi, tutti hanno sempre diligentemente versato il quantum senza di nulla lamentarsi.
Con l’idoneità alloggiativa no! Essendo una pratica necessaria in particolar modo al cittadino straniero, l’aumento del costo avrebbe l’effetto “di rendere estremamente gravoso…per i cittadini stranieri l’esercizio di alcuni diritti fondamentali”, così scrive il giudice del Tribunale.

Quindi sarebbe precluso per lo straniero l’ottenimento del Permesso di soggiorno od il ricongiungimento familiare o l’acquisizione del permesso di soggiorno per motivi familiari perché il costo della certificazione sarebbe troppo elevato. Le norme dello Stato italiano prescrivono l’assunzione del Certificato di idoneità alloggiativa per l’espletamento di talune pratiche, ma secondo il Giudice i costi delle certificazioni non potrebbero essere addebitati al richiedente straniero… in quanto appunto generalmente straniero. Perché per il Tribunale, il cittadino straniero sarebbe normalmente indigente o bisognoso, e perciò la somma richiesta dal Comune di Rovato troppo alta; tanto alta da rendere estremamente gravoso l’esercizio dei suoi diritti.

“Ricorrono, dunque, i presupposti della discriminazione a danno di una categoria connotata da una qualità protetta, costituita dalla nazionalità.” Avete letto bene: qualità protetta, costituita dalla nazionalità. E ancora sulla determinazione dell’importo del certificato: “Non vi è dubbio che le amministrazioni debbano operare secondo il principio di economicità, ma ciò non significa che il “costo” per gli utenti delle prestazioni erogate debba essere calcolato allo stesso modo in cui una impresa determina il prezzo di una merce.
È poi del tutto fuori luogo far gravare sui privati «le ore di lavoro dei vari dipendenti», la cui quantificazione in connessione all’attività di istruzione delle pratiche di idoneità alloggiativa è unilaterale ed alquanto arbitraria.”

Orbene ogni Amministrazione Comunale deve operare con ragione, economicità ed equilibrio, ed infatti anche a Rovato ogni prestazione a pagamento è normalmente parametrata rispetto all’impegno necessario per espletarla, altri riferimenti non ve ne sono e non si possono certo inventare. Questo ragionamento sembra valere per ogni cosa, all’infuori del Certificato di idoneità abitativa perché, tra l’altro, la sua quantificazione risulta unilaterale ed alquanto arbitraria. Ma quella unilateralità e quella arbitrarietà sta alla base delle tariffe comunali per tutte le prestazione, per tutte le certificazione e per il rilascio di qualsivoglia documento, e nessuno prima d’ora s’era mai sognato di contestarne l’impianto. Che è un principio di assoluta democrazia. Il costo di 312 €uro per l’idoneità alloggiativa è stato determinato secondo la somma di una serie di prestazioni bene descritte, dettagliate e documentate in delibera, e non è certo una invenzione estiva di questa amministrazione. Nessuno infatti può contestare che il costo della pratica è realmente quello, ed infatti il Tribunale si guarda bene dal farlo.

Ed ancora. L’introduzione della nuova tariffa della certificazione alloggiativa, secondo i ragionamenti di discriminazione visti sopra, avrebbe potuto mettere in difficoltà taluni stranieri, che non avrebbero potuto permettersi il pagamento del certificato. E quindi avremmo dovuto assistere alle gravi paventate conseguenze legate all’impossibilità del rinnovo della Carta di soggiorno e del Permesso di Soggiorno. Ai nostri uffici non risultano però casi di gravissimo disagio in questo senso, e se davvero ce ne fossero stati, sarebbero sicuramente stati presi in carico, visto che non è mai stata negata a nessuno la disponibilità a ricercare una soluzione accomodante. Nessuno qui è mai stato messo in croce.
L’Ordinanza del Tribunale di Brescia conclude che, accertato il carattere discriminatorio della Delibera del Comune di Rovato, si debba procedere alla revoca della Delibera ripristinando di fatto la vecchia tariffa di € 50,00, e si debba procedere alla restituzione della differenza di € 262,00 “…a ciascuno straniero che abbia fatto richiesta del certificato di idoneità alloggiativa nel periodo di validità delle delibere versando la somma maggiorata richiesta dai comuni”.
Che se uno la legge bene, e noi vi invitiamo a farlo, scoprirà l’assunto vero di tutta la storia: ovvero che l’Italia è un paese davvero storto, ma storto tanto.

Va detto che il Giudice è perfettamente lineare e rigoroso: afferma da subito che l’aumento del costo avrebbe l’effetto “di rendere estremamente gravoso…per i cittadini stranieri l’esercizio di alcuni diritti fondamentali”, cosicché intima al Comune di Rovato di restituire la differenza di € 262,00 solo a ciascun straniero. Punto. Escludendo di fatto il cittadino italiano (e perciò non straniero) dal diritto al rimborso. Questo evidentemente per il fatto che lo straniero è categoria connotata da una qualità protetta ed è per definizione normalmente indigente, mentre l’italiano non ha bisogno di alcuna protezione ed è generalmente benestante. E perciò l’italiano paghi pure la tariffa di € 312,00, che è evidentemente quella giusta, mentre allo straniero si applichi la tariffa ridotta.
Ultima cosa, molto fastidiosa, ma per lo straniero. Secondo la sentenza tutti i cittadini stranieri residenti a Rovato si troverebbero in condizioni economiche generalmente disagiate, tali da non poter sostenere la spesa del certificato. Come a dire che tutti gli stranieri sono per definizione dei poveretti. Se da un certo punto di vista può risultare conveniente (come nel caso in specie), dall’altro connota e conforma lo stereotipo secondo cui lo straniero deve per forza di cosa essere povero. Come a dire che per evitare d’essere discriminato ti devo considerare diverso e distinguibile.

Non vogliamo andare oltre, perché poi l’amarezza e quel senso di confusione ormai latente, rischia di farci smelonare a terra. Deve prevalere, fin che possiamo, il senso di responsabilità e di servizio che ci ha animato fino a qui. Pare però davvero di subire noi, poveri cittadini italiani rovatesi, un po’ di quel carattere discriminatorio tanto sbandierato dai lamentosi oppositori.
Perché in fondo gli italiani rovatesi (categoria di cui fanno parte pure gli immigrati poi diventati cittadini italiani) non solo non risultano titolati a ricevere rimborsi, ma dovranno pure pagare, in quota parte, la somma rimborsata allo straniero e la medesima somma per ogni certificato prodotto dal Comune di Rovato negli anni a venire.

Perché nonostante tutti i ragionamenti caritatevoli che si possono fare e più o meno condividere, il Certificato di idoneità alloggiativa costa sempre al Comune di Rovato circa 312 €uro (la tariffa giusta per l’italiano appunto). E siccome lo si può far pagare soltanto 50,00 €uro, ne consegue che quella differenza di 262,00 €uro sarà sempre a carico di tutta la comunità rovatese. Fatti due conti, e assunto che le pratiche di certificazione nell’ultimo anno solare sono state 39, fanno circa 10.000,00 €uro che il Comune di Rovato non può fare pagare al richiedente la certificazione, ma dovrà recuperare in altra maniera, magari rinunciando a qualche piccolo intervento di finanziamento o sostegno o ad una qualche opera pubblica.
Se poi torniamo all’anno 2013, ove i certificati rilasciati sono stati ben 246, è facile intuire che le cifre che il Comune ha dovuto recuperare in altra modo sono state davvero importanti.
Poco male, non casca il mondo ed il Comune va avanti uguale anche senza i 10.000,00 o i 20.000,00 o i 30.000,00 €uro all’anno. Ma forse c’è in tutto questo strano meccanismo qualche pezzo di giustezza, imparzialità ed equità che è andato a farsi benedire definitivamente.

Rovato.it

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